Raccomandazioni sulla sanificazione nei negozi di abbigliamento
Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: superfici, ambienti interni e abbigliamento

Abbigliamento e materiali tessili
Tra i trattamenti di tipo fisico, il primo da considerare è il calore (vapore secco), utilizzato anche secondo le prescrizioni del Koch Institute per la sanificazione delle mascherine chirurgiche. Il vapore secco, in linea di massima, è un ottima soluzione poiché viene già utilizzato nelle operazioni di finissaggio dei tessuti. Il trasferimento del vapore, quale mezzo di contrasto al virus in un contesto commerciale, è praticabile dagli stessi addetti alle vendite con vaporizzatori portatili anche se va fatta attenzione al tempo necessario affinché il calore risulti realmente efficace per la complessità dell’articolo, ovvero la presenza di pieghe, cuciture, risvolti, ecc., che potrebbe richiedere un maggior tempo di vaporizzo. Da sottolineare che l’eventuale uso di generatori di vapore dovrebbe essere effettuato in locali separati, da ventilare dopo l’applicazione del vapore al fine di evitare il potenziale trasferimento di eventuali contaminanti dai tessuti trattati all’operatore mediante aerosol.
Conclusioni sui materiali tessili
II rispetto di alcune buone prassi previste per il comportamento delle persone e la sanificazione periodica dei locali limiterebbero la diffusione del virus anche nel caso in cui nei negozi di abbigliamento fosse offerta la possibilità di indossare il capo per prova.
Per i clienti,
L’utilizzo dei guanti o la disinfezione delle mani in entrata e in uscita, l’utilizzo della mascherina e il divieto di provare gli abiti che possano entrare in contatto con il viso (ad esempio i maglioni o altri capi che vengono infilati dalla testa) limiterebbero la probabilità di contaminazione degli indumenti.
Per il commerciante
Evitare di mettere a disposizione i capi provati per almeno 12 ore, mantenendoli in un ambiente con umidità inferiore a 65% e a una temperatura inferiore a 22°C, potrebbe rappresentare una ulteriore precauzione.
Ovvero, il vapore secco sembra essere il procedimento più. L’utilizzo di prodotti chimici è scoraggiato per motivi legati alla stabilità dei colori, alle caratteristiche delle fibre ed al potenziale impatto eco tossicologico. Le radiazioni ionizzanti sono difficilmente esportabili a livello di attività commerciale mentre le lampade UV potrebbero essere un buon compromesso per costo-efficacia e rapidità d’uso, ma non per tutti i capi d’abbigliamento (es. è sconsigliato per biancheria trattata con sbiancanti ottici e per abiti in fibre naturali dai colori accesi o intensi). Il lavaggio dei capi, sia in acqua con normali detergenti oppure a secco presso le lavanderie professionali, è certamente una buona prassi in grado di rispondere alle esigenze di sanificazione, anche se rappresenta un processo di manutenzione straordinario.
Gruppo di Lavoro Istituto Superiore della Sanità Biocidi COVID-19 del 15 maggio 2020.
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